Via San Francesco 1, Sorrento (Na)
Lun - Ven : 09:00 - 19:00
0818074254

Ecommerce, la rivolta dei marchi contro Alibaba

Il gigante cinese, espulso dall’Iacc, la più grande organizzazione anticontraffazione, propone ora un’alleanza tra venditori e produttori

Il commercio elettronico, visto con gli occhi degli europei, è un mondo in cui la fanno da padrone due colossi: eBay e Amazon.
Ma il più grande rivenditore del mondo si trova in Cina. Il suo nome è Alibaba: compagnia che detiene il 10% di tutto il commercio al dettaglio della Cina.
Per dirla in soldoni: nel 2015 la compagnia ha dichiarato un fatturato di 3 trilioni di yuan, l’equivalente di 476 miliardi di dollari, effettuando anche uno storico sorpasso su Wallmart, l’unico concorrente che la precedeva.
Un impero che noi in Italia conosciamo poco, se non per una piccola fetta di consumatori che effettua acquisti su Aliexpress, uno degli ecommerce della compagnia, il più visitato in Russia, che effettua spedizioni internazionali, spesso mediante posta ordinaria, con tempi di consegna che fuori dal continente asiatico possono superare anche i quaranta giorni.
Questa gallina dalle uovo d’oro non piace però ai grandi brand, che l’accusano di non fare abbastanza nella lotta alla contraffazione. Al punto da averne chiesto, e ottenuto, la sospensione da membro dell’Iacc (International AntiCounterfeiting Coalition), organizzazione non governativa, con sede a Washington, che combatte il mercato del falso.
All’Iacc aderiscono oltre 250 grandi compagnie, tra cui Apple, Google, Nike, Sony, Adidas, Louis Vitton, Nintendo, Universal Music e 21st Century Fox.
Il lungo elenco si è però assottigliato nelle ultime settimane. Alcuni membri dell’Iacc, tra cui Tiffany e l’italiana Gucci, hanno lasciato il comitato  in segno di protesta all’indomani dell’ingresso di Alibaba, avvenuto ad aprile.
La replica della compagnia cinese è stata affidata al presidente Micheal Evans, che ha tenuto un coraggioso speech proprio davanti ai rappresentanti dell’Iacc, in occasione della conferenza di primavera dell’organizzazione, in corso di svolgimento ad Orlando. Conferenza alla quale non ha invece voluto partecipare il fondatore e chairman di Alibaba, Jack Ma.
“Abbiamo i dati, la tecnologia e la volontà di tenere i prodotti contraffatti lontani dai nostri marketplace – ha detto Evans – Noi crediamo che il futuro di Alibaba, così come il futuro di molte delle vostre compagnie, dipenderà da quanto saremo in grado di lavorare insieme per contrastare la contraffazione”.
Poi, in un incontro a porte chiuse, come riferisce Bloomberg, il numero uno di Alibaba ha aggiunto alle buone intenzioni alcuni dati. Nel 2015, con la collaborazione del governo cinese, sono state arrestate 300 persone, individuati 46 luoghi in cui venivano realizzati prodotti contraffatti, e confiscati 125 milioni di dollari.
L’anno scorso Alibaba ha speso 15 milioni di dollari per l’acquisto di prodotti in vendita nei propri negozi per verificarne l’autenticità, e usato Alipay, il proprio sistema di pagamenti, per congelare i conti dei seller ritenuti colpevoli di commercializzare fake goods, negandogli guadagni per 72 milioni di dollari. E di 12 milioni di dollari è il valore dei prodotti rimborsati agli acquirenti truffati.
Michael Evans ha quindi teso la mano ai brand presenti alla conferenza di primavera di Iacc, proponendo un’alleanza. Il colosso dell’ecommerce cinese, che punta sempre più forte al mercato indiano, con molteplici nuovi interessi, tra cui i servizi di mapping online, e cloud computing, ha indicato una nuova strada in cui marchi e rivenditori collaboreranno insieme per il contrasto del falso.
Un intento, ha dichiarato Jennifer Kuperman, spokeswoman di Alibaba, che prescinderà dal reingresso o meno della compagnia cinese all’interno dell’Iacc. “Il solo modo per risolvere, a livello industriale, il complesso problema della contraffazione – ha detto – è una forte collaborazione. Noi crediamo che gli intermediari, come Alibaba, devono essere parte integrante della soluzione”.
L’Iacc sarà ora a chiamata a decidere se revocare o meno la sospensione dell’iscrizione, tra i propri membri, di Alibaba. Una partita che vede come spettatori interessati coloro che, più di tutti, vantano il diritto di poter avere garanzie sulla qualità della merce in vendita: i consumatori.

Andrea Rotoli

Giornalista. Classe '83, l'anno in cui viene adottato l'Internet Protocol. Mi piace pensare che non sia una coincidenza. Scrivo (anche) di tecnologia e social media e mi occupo (anche) di uffici stampa.

Altri articoli

Profili social:
TwitterFacebookGoogle Plus