Imprese. Ruvolo (Confimprenditori): “Imprenditori italiani traditi, è tempo di emigrare”

imprenditore-crisi“E se domani l’Italia si svegliasse, e non ci fossero più imprenditori? Chi verserebbe nelle casse dello Stato gli oltre cento miliardi di euro provenienti ogni anno dalla tassazione sulle imprese? Chi pagherebbe più lo stipendio ai circa 12 milioni di lavoratori dipendenti del settore privato?”
Sono le domande, provocatorie, lanciate al governo dal presidente della Confimprenditori, Stefano Ruvolo, denunciando “il grave stato di impasse politica, in corso da anni, che sta pregiudicando in maniera sempre più drammatica l’economia nazionale, allontanando gli investitori stranieri e spingendo gli imprenditori italiani ad investire in altri Paesi”.
“Anni di immobilismo, di poco coraggio, di inutili discussioni parlamentari, durate mesi, per analizzare argomenti di discutibile importanza, e la totale assenza di visione strategica, hanno fatto sì che l’Italia sia oggi, per quanto riguarda il peso del fisco, il peggiore Paese d’Europa dove fare impresa e, addirittura, secondo dati di Banca Mondiale e Pwc, il 137mo Paese sul totale delle prime 189 economie”.
Dal presidente della Confimprenditori, l’invito a tutte le forze politiche a modificare l’agenda delle priorità, concentrando tutti gli sforzi nel risanamento dell’economia nazionale, con misure straordinarie a sostegno delle imprese. “Deve cambiare tutto, anche il linguaggio della politica. Basta con le dichiarazioni spot. Il lieve calo della pressione fiscale sulle imprese, registrato negli ultimi mesi, non può essere festeggiato o ritenuto come un successo di parte. Non è un successo, non avvantaggia nessuno, è troppo poco, non cambia l’attuale situazione, che è drammatica”.
Il numero uno della Confederazione degli imprenditori, dei professionisti e dei lavoratori autonomi annuncia una iniziativa simbolica di protesta. “Con i nostri associati – dice – siamo pronti a percorrere in nave, nel senso opposto, la rotta che i migranti provenienti dalle coste africane seguono per arrivare in Italia. Perché gli emigranti di domani saranno gli imprenditori, costretti ad andare via, abbandonati dalle istituzioni del proprio paese. Nel viaggio, porteremo con noi le chiavi delle nostre imprese, che lanceremo in mare. Sarà un gesto da qualcuno criticato, ma invece pienamente compreso da tutti quegli imprenditori costretti a chiudere la propria attività, a causa della totale assenza di aiuto da parte dello Stato, sconfitti da player internazionali avvantaggiati da un fisco più snello, da meno burocrazia, e da un sistema di leggi che ne favoriscono il processo di innovazione e lo sviluppo”.

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