L. Stabilità. Longobardi, pressione fiscale salirà fino al 43,6% nel 2016

CRISI ECONOMICA - SOLDI“I dati dimostrano che il dibattito sulle tasse è solo propaganda. In questi giorni ascoltiamo esponenti della maggioranza e del governo di Matteo Renzi sostenere che la legge di stabilità per il 2015, in via di approvazione definitiva da parte del Parlamento, taglia la pressione tributaria. E’ una clamorosa bugia perché il peso del fisco sull’economia resterà sempre a quote record, salendo molto più velocemente rispetto all’andamento del prodotto interno lordo. La pressione fiscale arriverà fino al 43,6% nel 2016 e resterà comunque sopra il 43% in tutto il prossimo quinquennio. Insomma, il peso delle tasse è destinato a salire e le misure varate in questi ultimi mesi, comprese quelle inserite nella manovra sui conti pubblici, non hanno fatto altro che incrementare il carico sulle famiglie e imprese. Ci sentiamo presi in giro, come imprenditori e come cittadini”. Lo dichiara il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi, secondo cui “questa legge di stabilità non dà speranza a famiglie e aziende”.
Secondo una analisi del Centro studi di Unimpresa, infatti, la pressione fiscale resterà sempre inchiodata sopra il 43% per altri cinque anni. Non accennerà a calare, fatta eccezione per lievissime riduzioni in alcuni anni, il peso delle tasse sulle famiglie e imprese italiane tra il 2014 e il 2018. Quest’anno il macigno tributario resterà al 43,3% del pil, restando allo stesso livello del 2013, salirà fino al 43,4% l’anno prossimo e schizzerà fino al 43,6% nel 2016; poi una impalpabile diminuzione: 43,3% nel 2017 e 43,2% nel 2018. Cinque anni di pressione fiscale insostenibile provocata da un aumento delle entrate tributarie, nel quinquennio, di oltre 45 miliardi di euro.
Un livello di pressione fiscale costantemente alto, dunque quello programmato dal governo di Matteo Renzi, che è la conseguenza della crescita delle entrate tributarie: il gettito correrà molto più del pil e aumenterà, complessivamente, tra il 2014 e il 2018, di 45,7 miliardi. Nel dettaglio, rispetto al 2013 alla fine di quest’anno lo Stato incasserà 1,6 miliardi in più da imprese e famiglie che assicureranno un gettito di 487,5 miliardi di euro. In termini percentuali si tratta di un incremento lieve, lo 0,34% in più, ma che va nella direzione opposta rispetto all’andamento dell’economia, prevista in calo dello 0,3% secondo il Def approvato dal governo. Una doppia velocità che si registra costantemente anche nelle previsioni degli anni successivi. Il gettito tributario nel 2015 arriverà a 493,7 miliardi in aumento di 6,2 miliardi rispetto a quest’anno: tasse in crescita dell’1,27%, mentre il pil dovrebbe salire solo dello 0,5%. Nel 2016 lo Stato incasserà 507,9 miliardi di euro con un incremento di 14,1 miliardi sull’anno precedente: in termini percentuali la crescita delle imposte è pari al 2,88% che va raffrontata con lo 0,8% della crescita economica. Nel 2017 la situazione è sostanzialmente identica: grazie a un incremento di 11,1 miliardi sul 2016, il gettito tributario arriverà a 519,1 miliardi in aumento del 2,19% e col pil in crescita dell’1,1%. Chiude il conto il 2018, quando le tasse versate da aziende e cittadini nelle casse dello Stato saranno pari a 531,6 miliardi in aumento di 12,5 miliardi sull’anno precedente: vale a dire +2,42% e pil più lento all’1,2%. Nel quinquennio 2014-2018 le tasse pagate dai contribuenti in Italia arriverebbe a toccare 2.540,1 miliardi di euro.RZKICQ9VBuHfFozl4zigUwsDxZDMeOBxNFSzuxFFiPg

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