Ricerca e sviluppo, in Italia la spesa è ferma all’1,29% del Pil

ricerca-sviluppoL’Italia è tra le ultime, in Europa, per spesa effettuata in Ricerca&Sviluppo.
Secondo un’indagine di ImpresaLavoro, il Centro Studi della Confimprenditori, questa si attesta all’1,29% del Pil, ampiamente sotto il 2,03% della media dell’Ue-28, e meno di tutte le altre grandi economie mondiali.
Le prime due economie per investimenti in R&S sono asiatiche: in cima alla classifica c’è la Corea del Sud, che tra investimenti pubblici e privati impegna risorse pari al 4,15% del Pil, seguita dal Giappone con il 3,47%. Poi tre paesi dell’Europa del Nord: Finlandia (3,17%), Svezia  (3,16%) e Danimarca (3,05%).
Tra chi spende di più c’è la Germania (2,87% del Pil), poi Stati Uniti (2,81%), Francia ( 2,26%) e Regno Unito (1,7%). Indietro in questa classifica ci sono Italia (1,29%) e Spagna (1,23%), si legge nell’analisi della confederazione nazionale, guidata da Stefano Ruvolo, che riunisce imprenditori e professionisti.
Dividendo la spesa totale nelle due componenti, pubblica e privata, si vede come la spesa in R&S in Italia sia sostenuta maggiormente dalla componente privata (0,75% del Pil), mentre quella pubblica si ferma allo 0,54%. Ciò significa che nel nostro Paese la spesa per ricerca e sviluppo è per il 58,14% sostenuta dagli sforzi dei privati.
Considerando la distribuzione della spesa nelle due componenti, e confrontandola con le altre economie, si vede come l’Italia sia tra i Paesi in cui, pur predominando la componente privata, quella pubblica è comunque abbastanza elevata. Alta è la spesa pubblica in R&S in Paesi come la Polonia, il Portogallo, la Romania. Essa però supera il 50% solo in Paesi come la Grecia, Cipro e la Russia.
Le altre economie si basano invece molto di più sulla spesa privata, spiega il documento della Confimprenditori.
A titolo di esempio, in Francia la componente pubblica pesa per il 35% e quella privata per il 65%, mentre in Germania rispettivamente per il 29% e il 71%.
Uno degli indicatori principali per misurare l’efficacia di questa spesa sono le domande di brevetto che vengono inviate all’Epo, l’European Patent Office.
Nel 2015 l’Italia ha inviato 3.979 domande di brevetto, pari a 64,3 domande per milione di abitanti. Un dato ampiamente inferiore a quello di molti Paesi europei. In Regno Unito sono 78,6 per milione di abitante, in Francia 162, in Belgio 180,2, in Austria 229,9 e in Germania 307. Ancora più alto è il dato per i Paesi nordici, con Finlandia e Svezia che superano le 350 domande per milione di abitanti.
Ma è la Svizzera a primeggiare, con un valore di 872,7 domande per ogni milione di abitanti.

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