L. Stabilità. Longobardi (Unimpresa), banche favorite siano vincolate a sbloccare credito pmi

news“Quello delle banche è il settore maggiormente favorito dalle misure contenute nella legge di stabilità: chiediamo pertanto al Governo di Enrico Letta e al Parlamento di introdurre misure volte a obbligare gli istituti a utilizzare i benefici ottenuti per rimettere in moto il mercato del credito, specie sul versante delle micro, piccole e medie imprese. Una previsione di questo tipo era stata prevista con i cosiddetti Tremonti bond che vincolavano il prestito del Tesoro all’allargamento dei finanziamenti alle aziende”. Così il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi, commenta le misure contenute nel disegno di legge di stabilità per il 2014 da oggi all’esame del Senato.
Secondo le elaborazioni del Centro studi Unimpresa sulla base della relazione tecnica al ddl, le banche beneficeranno di vantaggi fiscali, legate al nuovo trattamento delle svalutazioni relative alle sofferenze, pari a 17,2 miliardi di euro fino al 2022. Tale valutazione tiene conto che nel primo anno, il gettito fiscale aumenterà di 2,2 miliardi alla luce della riforma. Per imprese, lavoratori, pensionati e proprietari di casa, invece, a fronte di alcuni vantaggi sono previsti aggravi di imposta.
Per le imprese sono previsti, tra il 2014 e il 2018, 8,9 miliardi di sgravi sul cuneo fiscale e altri 3,5 miliardi di minori contributi Inail. Un doppio beneficio che viene in buona parte ridimensionato dalla rimodulazione dei crediti di imposta, tagliati per complessivi 6,4 miliardi. Le imprese subiscono pure un inasprimento della tassazione ai fini ires e irap per la rivalutazione dei beni strumentali pari a 532 milioni, mentre altri 198 milioni corrispondono alla maggiore imposizione relativa alla rivalutazione delle partecipazioni di controllo; le imprese ottengono anche la deducibilità del 20% della nuova Trise sugli immobili che dovrebbe comportare benefici fiscali per 1 miliardo. Complessivamente il “saldo” per le imprese è positivo per 6,4 miliardi.
Quanto ai lavoratori, è previsto un taglio del cuneo fiscale, cioè meno tasse sugli stipendi, pari a 5 miliardi, ma le buste paga subiscono un taglio delle detrazioni irpef per 1,8 miliardi. Arrivano, poi, interventi sul trattamento di fine rapporto che comportano un peso aggiuntivo per 2 miliardi. Per i lavoratori c’è anche il contributo di solidarietà pari al 3% per i redditi superiori a 300mila euro che corrisponde a un taglio di 826 milioni dal 2015 al 2017. Il giro di vite sul tfr nel pubblico impiego vale, invece, 2 miliardi. La categoria fa i conti con un “saldo” positivo per 695 milioni. I pensionati dovranno vedersela con la proroga del blocco della rivalutazione per gli assegni superiori di tre volte oltre il minimo: il taglio è pari a complessivi 4,1 miliardi dal 2014 al 2017.
Per le famiglie sono previsti i vantaggi per gli investimenti in efficienza energetica: in tutto 5 miliardi di minori imposte dal 2014 al 2022 di cui potranno beneficiare indirettamente anche le imprese. C’è poi la stangata sulle seconde case non locate (o “a disposizione”) che tornano a essere assoggettabili all’irpef, con un aggravio di imposta per 1,1 miliardi tra il 2015 e il 2017. Infine, l’imposta di bollo sul conto titoli in banca: dal 2014 al 2017 il passaggio del bollo dal 1,5 per mille al 2 per mille vale 2,5 miliardi. Per le famiglie il “saldo” è positivo per 1,3 miliardi, ma non è conteggiata la nuova service tax sulle prime abitazioni il cui gettito è ancora dubbio e oggetto di valutazioni da parte dei tecnici di Unimpresa.

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