Fake news e verità alternative. Il caso del falso busto di Marconi

Se i giornali ne scrivono, e la gente inizia a parlarne, cosa rende una notizia meno vera di una successa veramente?

Accade lungo i viali del Pincio, a Roma, che ospita i busti di oltre duecento personalità celebri.
Nelle scorse settimane, rivela Renato Franco sul Corriere della Sera, un artista che si firma con lo pseudonimo di Karlo Mangiafesta, ha istallato nottetempo una sua opera: un busto di Guglielmo Marconi, come recita la targa, ma raffigurante se stesso.
Mangiafesta è andato oltre, imbrattando il busto per attirare l’attenzione e fare riflettere su due pilastri della nuova società dell’informazione: le fake news e le verità alternative.
C’è pure il video, con tutte le fasi del blitz messo in atto da un tizio in bicicletta. E la rivendicazione del gesto, da parte del gruppo “Creare è distruggere” per una presunta adesione al partito fascista dell’inventore della telegrafia senza fili.
Apriti cielo: articoli, servizi, levate di scudi di politici e movimenti, dobattiti social, per denunciare lo sfregio.
L’era dei social, si sa, piglia per buono il primo link, e poi tutti dietro come un gregge che non si pone domande.
Io una la farei: come mai Marconi, Premio Nobel per la fisica e pioniere delle telecomunicazioni, non aveva (ancora) il suo busto (vero) al Pincio?

Luigi D'Alise

Giornalista professionista: scrivo, parlo, formo e informo per l'Ago Press. Slownauta apprendista: scatto, filmo, viaggio e assaggio per Slow Sud.

Altri articoli

Profili social:
TwitterFacebookLinkedInPinterest