Il modello (vincente) di Buzzfeed: tra giornalismo e marketing

Foto The Wall Street Journal
Foto The Wall Street Journal

I media nativi digitali minacciano il predominio di colossi dell’informazione online. Una guerra vinta da un mix di gattini e notizie vere

Oltre 200 milioni di utenti unici al mese.
Circa 96 milioni di dollari attratti in 8 anni di lavoro.
Nessun banner, ma contenuti sponsorizzati, studiati per ottenere la massima condivisione sui social network.
Buzzfeed, nato nel 2006 negli Usa, da un’idea di Jonah Peretti (cofondatore dell’Huffington Post) in pochi anni ha raggiunto un successo planetario: un mix di giornalismo e marketing, che può anche far storcere il naso.
Ma è un modello di business che funziona e che offre, a fianco di gattini, lemuri e bradipi, articoli realizzati da una squadra di 125 reporter, 14 dei quali nel team investigativo guidato da un premio Pulitzer.
“La testata è stata anche pioniera in altri campi: ha portato gli ingegneri a fianco dei giornalisti e ha iniziato a produrre contenuti che andassero oltre il testo scritto, pensati per chi li fruirà da un dispositivo con lo schermo più piccolo di un telefono – spiega Philip Di Salvo di Wired – Una fetta di pubblico che rappresenta circa il 60% del traffico e che ne condivide i contenuti con una frequenza doppia di chi legge da un computer, facendo riaccellerare ancora di più il circolo virale”.
In BuzzFeed c’è tutto il campionario dell’intrattenimento facile e veloce: articoli sorprendenti, curiosità, video, foto e app.
“Ma il segreto del suo successo non è certo questo – osservano Giulio Spinati e Claudio Torrella di FirstMaster Magazine – Probabilmente è nascosto nell’insight originario: il virale nel web in tempo reale. Come accade agli innovatori, Peretti ha visto più profondamente di altri le potenzialità di tre elementi combinati: le dinamiche virali, il web e i social network. Poi, come imprenditore, ne ha cercato l’applicazione commerciale, ed ecco BuzzFeed: un “giornale” con 300 addetti pagati e 85 milioni di collaboratori volontari”.
A supportare la convinzione che media nativi digitali come appunto BuzzFeed, ma anche The Huffington Post e Vice stiano minacciando il predominio di colossi dell’informazione online come Bbc e Cnn, arriva anche un recente studio.
Secondo il Digital News Report 2015 del Reuters Institute, infatti, fra i nuovi brand digitali e le grandi vecchie testate, è in atto una battaglia che si fa sempre più intensa in nome del pubblico online.
Se a questo si aggiunge che in molti fra i principali mercati — Stati Uniti, Irlanda, Brasile, Italia, Francia, Spagna e Australia — i social media vengono considerati più importanti delle notizie diffuse dai media cartacei, la vittoria di player come Buzzfeed, campione di presenza sulle principali piattaforme di condivisione, è scontata.

Luigi D'Alise

Giornalista professionista: scrivo, parlo, formo e informo per l'Ago Press. Slownauta apprendista: scatto, filmo, viaggio e assaggio per Slow Sud.

Altri articoli

Profili social:
TwitterFacebookLinkedInPinterest